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Greenfog/The Prisoner, 10 t.
Non c’è solo da fare tesoro delle proprie esperienze, ma anche da servirsene come basi per la nascita di progetti altrettanto grandi, dei rifugi da imminenti burrasche. Od Fulmine nasce proprio da ciò, e i cinque ragazzi in esame, con un passato sospeso tra Meganoidi, Numero 6 ed Esmen, hanno bene in mente un simile principio. Nel disco d’esordio in esame il desiderio di concepire melodie di stampo pop con un’ossatura rock, sorrette dalla voce di Mattia Cominotto, non si rivela affatto una mera chimera, anzi, dà i suoi più che gustosi frutti, rappresentati da uno spirito 60’s portato ai giorni nostri e fornito di intensi riverberi (Nel disastro) come da ninne nanne che si rivelano tirate ed assassine (Da quel giorno), da pulsanti linee di basso (40 giorni) come da malinconici feedbacks (Poveri noi), fino ad attimi scanzonati dall’indole punk (Ma ah) e folk (I preti dormono) ed ossessioni numeriche che, da Altrove 2 a Ghiaccio 9, non fungono da banale arredamento, ma sfociano in digressioni impazzite affidate alla tromba dell’amico Luca Guercio, ma in particolare due perle: le ballate elettriche che rispondono al nome di 5 cose e Fine dei desideri, con tanto di chiosa per mellotron. Od Fulmine non è una mera superband, ma un validissimo inizio di un nuovo percorso per il quale c’è solo da augurarsi il meglio, in una città, come Genova, più fervida che mai.
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