Latitudes – Old Sunlight

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Latitudes - Old SunlightDebemur Morti, 7 t.

Chi segue i Latitudes dai tempi degli esordi non può che provare orgoglio di fronte a Old Sunlight. Il gruppo londinese, da quei tempi in cui si scoprivano i gruppi su un MySpace ancora funzionante e non c’era bisogno che Justin Timberlake cercasse di risollevarne le sorti – che in realtà non sono neanche troppo lontani, ma è sempre bello crogiolarsi nella nostalgia – è cresciuto ed è arrivato oramai alla terza fatica (quarta considerando anche il primo EP, Bleak Epiphanies in Slow Motion).

I social network e le strategie per far conoscere la propria musica sul web sono quindi definitivamente cambiati, ma per fortuna la qualità è rimasta. Dalle spesse ambientazioni simil-sludge del primo Agonist (2009) si è passati ad un Individuation (2012) più dinamico e progressivo, per giungere infine a un Old Sunlight che mantiene un sostrato pressoché identico, ma veste dei panni molto più variegati. Le chitarre ritmiche che richiamano stilemi da black metal e che accompagnano tutta la traccia di Ordalian aggiungono una carica estranea ai precedenti album. Così come riescono a creare, in Body Within a Body (la traccia che segue), un piacevole ossimoro con le aperture e gli sprazzi più tipicamente post-rock, i quali portano a dei travolgenti climax. Ma il vero apice dell’album lo si raggiunge con le tre canzoni finali, dove In Rushes Bound e Altarpieces aggiungono alla formula collaudata durante il resto dell’album i controtempi e i cambi repentini di direzione più tipici di Individuation, mentre Quandary chiude soavemente quella che ha tutte le carte in regola per diventare una delle esperienze musicali più coinvolgenti del 2016. Infine la fantastica voce pulita, sempre centellinata con precisione chirurgica dai Latitudes, si palesa all’ascoltatore solo in tre tracce. Finisce col risultare quasi un orpello, come se fosse uno strumento particolare aggiunto dal gruppo solo in casi specifici e mirati, ma riesce ad aggiungere alle composizioni una melodia e una drammaticità che altrimenti non avrebbero mai raggiunto. È così che Body Within a Body, In Rushes Bound e Quandary riescono a svettare sopra alle altre tracce in quanto a ricercatezza e pathos.

Se dovessimo considerare la recente corrente post-black o blackgaze (come dir si voglia) come l’unione di elementi black metal a schemi e tratti più tipici di post-rock e shoegaze, ciò che i londinesi hanno fatto con Old Sunlight non si dovrebbe scostare troppo, alla fin della fiera, da questa definizione. Ciò che di loro risulta più interessante è come, con l’aggiunta di un’altra influenza più tendente allo sludge e un percorso parallelo del tutto indipendente, siano arrivati ad una sintesi diversa ma altrettanto suggestiva. Insomma, i Latitudes non saranno un gruppo che ha i numeri per crescere esponenzialmente, soprattutto per quanto riguarda il seguito, ma di sicuro ha i numeri per far emozionare gli appassionati.

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Blogger professionista e da sempre appassionato esperto di telecomunicazioni, serie tv e soap opera. Giuseppe Ino è redattore freelance per diversi siti web verticali. Ha fondato teleblog.it, tivoo.it, mondotelefono.it, maglifestyle.it Ha collaborato tra gli altri anche con UpGo.news nella creazione di post e analisi. Collabora con la web radio Radiostonata.com nel programma quotidiano #AscoltiTv in diretta da lunedi a venerdi dalle 10 alle 11.

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