Una vita dedicata a combattere fino alla fine, cosi ci lascia il pugile forse più grande in assoluto Muhammad Ali all’età di 74 anni, da tempo malato di Parkinson e da giovedi ricoverato presso l’ospedale di Phoenix in Arizona per un grave problema respiratorio che purtroppo lo ha stroncato.I funerali si svolgeranno a Louisville, in Kentucky.
L’ex campione del mondo dei pesi massimi e oro olimpico a Roma ’60 era stato in ospedale diverse volte negli ultimi anni. L’ultima nel gennaio 2015, per una grave infezione alle vie urinarie, sebbene in un primo momento gli fosse stata diagnosticata una polmonite. Pochissime da anni le sue apparizioni pubbliche; nelle più recenti era apparso sempre più sofferente e fragile. Anche l’ultima volta, lo scorso 9 aprile, quando aveva voluto partecipare alla Celebrity Fight Night a Phoenix, in evidenti difficoltà fisiche, sorretto per tutto il tempo e con il viso nascosto dietro un paio di occhiali scuri.
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Il morbo di Parkinson di cui soffriva fu palese al mondo per il tremore delle mani mentre accendeva la torcia olimpica nel 1996, ai Giochi di Atlanta. Eppure Muhammad Ali era rimasto attivo a lungo come figura pubblica. Nonostante la sofferenza soltanto negli ultimi anni si era del tutto ritirato a vita privata. Alcuni esperti sostengono che la malattia possa essere stata causata dai colpi presi sul ring nel corso della carriera. La sua traccia resta indelebile, non solo in quanto sportivo e campione, ma anche come una delle personalità più rilevanti e influenti del ventesimo secolo.
Nato Cassius Marcellus Clay Jr., cambiò il suo nome in Muhammed Ali nel 1964, dopo essersi convertito all’Islam. Divenne un simbolo per il movimento di liberazione dei neri negli Stati Uniti durante gli anni ’60, anche per aver sfidato il governo americano, opponendosi all’arruolamento nell’esercito per motivi religiosi. E’ stato sposato quattro volte e ha nove figli.
Foto: Ansa.
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