Tales Of Arise – Recensione

Il fuoco bruciante della libertà: ecco la nostra recensione di Tales of Arise.

  • Nome completo – Tales of Arise
  • Piattaforme PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox One, Xbox Series X/S, Microsoft Windows
  • Developer  Bandai Namco Entertainment, Bandai Namco Studios
  • Publisher – Bandai Namco Entertainment, BANDAI NAMCO Entertainment America Inc.
  • Distribuzione Fisica, digitale
  • Data di uscita – 9 Settembre 2021
  • Genere – Videogioco d’avventura, Action RPG, Gioco di ruolo giapponese, Adventure
  • Versione testata – Xbox One S

Dopo cinque anni dall’uscita di Tales of Berseria  (e circa due dall’uscita di Tales of Vesperia Definitive Edition) e con oltre sedici capitoli rilasciati in un’onorevole carriera di ben venticinque anni, la celeberrima saga “Tales Of” torna a farsi sentire con un nuovo e stravolgente capitolo: Tales Of Arise è il messia che i tanti appassionati stavano aspettando. Un titolo che è stato capace di conquistare sia il mercato orientale che quello occidentale, offrendo una formula svecchiata, rinnovata, intuitiva e mozzafiato. Le arretratezze tecniche dei suoi predecessori fanno spazio ad uno stile più pulito, energico ed ispirato, e soprattutto ad un team molto più coeso che ha permesso di coadiuvare il tutto in un prodotto di tutto rispetto. Siamo probabilmente di fronte al capitolo meglio riuscito dei team Bandai, un punto di svolta necessario per rompere una tradizione segnata da continue riproduzioni di un genere, quello jrpg action, che non ha avuto il riscatto che meritava.

Dopo il già ottimo Scarlet Nexus, Tales Of Arise è una boccata d’aria fresca.

La libertà negata degli eroi: la storia di Maschera di Ferro

I presupposti storici su cui si basa Tales Of Arise fanno parte di un filone più maturo e di tematiche ben più dissacranti: il razzismo, la discriminazione, la lotta per la libertà dalle catene dello schiavismo.
Ecco (in piccoli ma amari ed esasperanti bocconi) cosa ci aspetterà pad alla mano. Un viaggio sicuramente doloroso, costellato di momenti toccanti ed al contempo esasperanti, il tutto lasciando il giocatore perennemente sospeso sul filo del perdono e della rabbia più becera. L’ossimorico contrasto tra il bene il male, l’eterna diatriba tra ciò che giusto e ciò che è sbagliato: da questo punto di vista, Tales of Arise rappresenta un viaggio di redenzione da tutto il male che permea il mondo, e nel farlo trascina con sé la moralità del giocatore, influenzandola senza troppe difficoltà. 

La trama del gioco non comincia dagli eventi presenti, bensì da un salto temporale all’indietro di oltre trecento anni, in un tempo in cui la ricchezza e la prosperità del gargantuesco regno di Dahna vengono messe alle strette dai Renani, un popolo sprezzante e malvagio proveniente da una lontana terra definita da molti un paradiso. Da questo temibile evento la politica di Dahna cambia totalmente: vengono creati cinque regni, ognuno dei quali ha a capo un temibile lord che sfruttando il misterioso potere dei cittadini Renani desidera derubarli del mistico potere dei loro nuclei astrali primari.

Su questo antefatto si staglia la storia di Alphen, inizialmente conosciuto come Maschera di Ferro, un ragazzo apparentemente senza passato che è mosso da un profondo senso di libertà e di ribellione che lo porteranno ad accendere e nutrire la fiamma della rivoluzione del popolo Dahnano. Le prime immagini del gioco ci portano a conoscere da vicino il popolo di Calaglia, dominato dal Lord del Fuoco Balseph, detentore del nucleo primario del fuoco.
Sebbene Alhpen non ricordi nulla del suo passato (neanche il suo nome), trascina con sé un potere tanto temibile quanto pericoloso: non riesce a sentire il dolore, pur in seguito ad ingenti ferite. Ed è qui che fa l’ingresso l’altro protagonista del gioco, Shionne, una Renana che desidera più di ogni altra cosa inginocchiare tutti i lord per un obiettivo non chiaro (almeno non all’inizio). Su di lei grava una maledizione piuttosto cruenta: chi osa sfiorarla, anche con buone intenzioni, viene colpito da numerosi aculei ed invaso da un dolore lancinante. Viene da sé che l’unica persona in grado di starle accanto è Alphen: è da qui che comincia, tra i due personaggi, una relazione per niente scontata e per niente costella dai soliti cliché romantici che spesso si formano in certe produzioni nipponiche.

Il fine ultimo della narrazione di Tales Of Arise non è quello di raccontare una storia d’amore, ma piuttosto quello di raccontare un viaggio di natura metafisica: la marcia verso la libertà è anche la marcia verso la consapevolezza che, su di un mondo in rovina e in perenne guerra, siamo tutti schiavi e tutti assoggettati al gioco di qualcuno più grande di noi. Questa consapevolezza si formerà man mano nella coscienza dei due protagonisti, risultando in un’evoluzione così profonda e curata che anche il giocatore si fermerà spesso a pensare alla natura dei conflitti tra i due popoli. L’accompagnamento sonoro di Motoi Sakuraba, fatto di inni all’epicità ma anche alla drammaticità, segnano un viaggio lungo e profondo con la compagnia di numerosi altri co-protagonisti altrettanto ben caratterizzati che riusciranno a confezionare un prodotto pronto a stupire, ma anche a far pensare.

L’impostazione narrativa di uno stile a fumetti che si sussegue sullo sfondo dell’avventura, accompagnato da cutscene curate nei minimi particolari, innalzano la produzione a livelli ben superiori dei suoi predecessori. Senza dubbio Tales of Arise è il punto più alto raggiunto dalla saga, complice la profondità dei dialoghi e la stratificazione dei personaggi (giocanti e non) che rendono il mondo di gioco credibile e terribile. 

La durata della storia principale si attesta sulle 40 ore, 60 se consideriamo il post game ed i diversi contenuti secondari. 

Le armi della rivolta

Il gameplay di Tales of Arise rappresenta un punto di netto distacco nella tradizione della saga, difatti rivoluzionando completamente il concept di ogni altro capitolo antecedente. Questo si presenterà al giocatore come fluido, ricco di azione e costellato da una concatenazione di attacchi soddisfacente e mai scontata: la natura action del titolo si fa sentire con tutta la sua forza e bellezza.
Le Arti, attacchi speciali che sarà possibile ottenere in seguito a determinati eventi o attraverso la crescita del personaggio, avranno come unica limitazione la presenza di una barra BA che sancirà la possibilità o meno d’utilizzo della stessa. La barra BA è ricaricabile attraverso attacchi semplici (eseguibili con R1 o RB), e con una giusta e sapiente comprensione del tempismo di gioco sarà possibile realizzare offensive devastanti e memorabili: di certo il comparto grafico gioca un ruolo importantissimo nella godibilità del titolo.

Coraggiosa l’introduzione della Schivata, che va a sostituire la Guardia dei predecessori, un escamotage utilizzato in virtù di una rinnovata concezione dei combattimenti: evitabili ma stratificati in modo profondo. Ogni attacco potrà essere schivato, e col giusto tempismo sarà possibile contrattaccare ed infliggere danni ingenti ai mostri sparsi per la mappa.
Anche la realizzazione degli Assalti Boost è un miracolo tecnico su schermo: si tratta di attacchi attivabili attraverso la pressione delle croci direzionali, in seguito però al soddisfacimento di certi requisiti. Questi saranno, oltre che scenograficamente curati e memorabili, la chiave di risoluzione di parecchi scontri complessi, comprese le boss fight. Gli attacchi Boost sfruttano al meglio la diversa caratterizzazione dei personaggi, poiché vanno a perfezionare lo stile di combattimento d’ognuno: parliamo di attacchi ravvicinati nel caso di Alphen o di attacchi a distanza nel caso di Shionne, uniti assieme per la creazione di un attacco devastante capace di risollevare le sorti della battaglia. Senz’altro una gradita aggiunta che va a svecchiare una saga piuttosto sacra nel panorama orientale. Palpabili le influenze occidentali nella scelta dello stile generale.

Altro encomiabile lavoro è stato sicuramente svolto per la crescita dei personaggi, con un sistema di acquisizione di abilità completamente rinnovato nella formula.
Proseguendo man mano nella storia, sarà infatti possibile acquisire dei titoli personalizzati per ogni personaggio che daranno accesso ad una ruota di abilità in cui i vari Punti Abilità conquistati potranno essere spesi per perfezionare il comparto tecnico di ogni personaggio giocante.
Tali miglioramenti potranno sia includere abilità passive, come l’aumento dei PV o dell’accumulo di barra BA, o abilità attive come l’acquisizione di determinate magie ed Arti, il tutto in uno sviluppo coerente ed equilibrato che darà filo da torcere al giocatore che potrebbe trovarsi dinnanzi il dilemma del “quale titolo perfeziono prima?”.

L’intelligenza artificiale dei nemici è di ottima realizzazione, sebbene durante le fasi più squisitamente esplorative quest’ultimi potrebbero apportare livelli di frustrazione non ignorabili per via della ripetitività dei pattern d’attacco: parliamo degli Zeugle (creature evocabili dai renani) o di altre creature che non rappresenteranno un livello di sfida altissimo, soprattutto nelle fasi iniziali di gioco. Gli avversari potranno attaccarci in branco, inseguendoci anche per la mappa ed organizzando imboscate improvvise. Un punto a sfavore dell’intera produzione è sicuramente l’assenza dell’attacco preventivo una volta giunti alle spalle dell’avversario, utile soprattutto per ottenere vantaggi tattici. La progressione non è eccessivamente tediante, poiché sarà abbastanza semplice procurarsi PA da spendere nelle varie ruote Abilità, ma lo scoglio più grande è forse rappresentato dall’assenza di glad (la valuta virtuale del gioco) al termine dei combattimenti, rendendo difficoltoso l’avanzamento o l’acquisto di merce rara ed utile dai vari mercanti (pochi) sparsi in giro per la mappa. 

A proposito di ciò, sarà possibile riposare in punti precisi delle aree, grazie alla presenza di falò che ci permetteranno di recuperare PC utili per affrontare combattimenti. Sulla scia di Final Fantasy XV sarà inoltre possibile realizzare deliziosi piatti, sfruttando gli ingredienti raccolti durante le fasi esplorative e mettendo in pratica le ricette trovate o acquistate durante l’odissea. Questi non saranno solo belli da vedere e gustosi da mangiare, ma restituiranno ai personaggi bonus molto utili in battaglia. 

 

La vastità del mondo di gioco

Menzione d’onore al titolo è sicuramente l’enorme numero di attività presenti nella mappa. Sarà possibile dedicarsi alla pesca in modo tale da esplorare la cucina, ma ciò che rappresenta un punto di svolta per la saga è sicuramente la possibilità di saltare. L’esplorazione prende così un’altra piega, spostandosi su piani non solo orizzontali ma anche verticali, con la possibilità di esplorare luoghi altrimenti inaccessibili, offrendo al giocatore anche una leggera nota platform che in certi punti non dispiace per staccare dalla monotonia dell’avventura.

Sarà possibile, inoltre, scovare tutti i gufi presenti sulla mappa per ottenere simpatici accessori da indossare a piacimento. Ed anche in questo Tales of Arise sorprende il giocatore più affezionato. 

Sarà infatti possibile applicare skin alle armi ed ai vestiti, cambiando difatti l’aspetto generale del personaggio. Con l’acquisto di edizioni particolari sarà possibile indossare abiti studenteschi, abiti da samurai, o interessanti abiti pensati in crossover con Code Vein. La cura degli sviluppatori è possibile evincerla anche in queste piccole trovate estetiche, sicuramente non essenziali ma certamente ben gradite. 

 

Arte su schermo

La realizzazione tecnica di Tales of Arise è sicuramente il punto nevralgico dell’intera produzione, nonché quello più importante poiché segna un netto distacco dallo stile poco ispirato dei suoi predecessori. Con il sapiente utilizzo dell’Unreal Engine 4, finalmente un Tales Of offre un comparto grafico non solo più affascinante, ma anche al passo con i moderni jrpg più famosi. La tridimensionalità dell’esplorazione, l’abbandono del cel shading a favore di una cura estetica più performante e matura, l’abbandono di uno stile “chibi” decisamente di stampo nipponico e il conseguente avvicinamento alla cultura occidentale rendono Tales of Arise un titolo godibile pressoché da ogni utente appassionato. L’Atmosferic Shader utilizzato dagli sviluppatori ha permesso la realizzazione di numerosi paesaggi enormemente diversificati tra loro. Alle fiamme e al fuoco della prima area si sostituiscono i ghiacciai ed il gelo artico della seconda, e così via in un’esplorazione mai scontata, mai banale, e ricca di punti carichi di pathos e di forte emozione per il giocatore. Vi ritroverete catapultati su enormi burroni, rapiti dall’immensità scenografica del paesaggio: ecco in cosa Tales of Arise nasconde la sua forza più grande, quella di emozionare i giocatori come si fa dinnanzi un quadro. Sicuramente una formula vincente.

I colori, i dettagli, la ricchezza del mobilio e di ogni singola pianta: tutti gli ambienti del titolo sono stati curati con profonda attenzione. Spesso in titoli del genere vi è il pericolo di trovare cloni della mappa con delle semplici e diverse texture, un riciclo continuo di mappe di gioco per facilitare la realizzazione del titolo stesso. Tale meccanica in Tales of Arise è stata accantonata in virtù di una cura senza precedenti, un manifesto d’amore del team di sviluppo ai giocatori.
I modelli poligonali dei personaggi (sia giocanti che non) di Tales of Arise nascondono i sapienti concept art dell’autore di Vesperia, Berseria e Zestiria: parliamo di Minoru Iwamoto, maestro di altissimo livello. Ricchi di ombre e di fluidità espressive, i modelli sono sicuramente tra i migliori di tutta la saga.

La versione Xbox Series X

Su Xbox Series X il titolo è a dir poco spettacolare dal punto di vista visivo, grazie all’implementazione del supporto alla risoluzione 4K, 60 fotogrammi fissi e l’immancabile HDR che impreziosisce il comparto visivo e la sua pregiata cifra stilistica che richiama i dipinti ad olio. Tuttavia Tales of Arise paga comunque lo scotto di essere un prodotto concepito a cavallo tra due generazioni e come tale si porta dietro dei compromessi creativi anche sulla console di nuova generazione. Da segnalare poi che coloro che acquisteranno il gioco in retail troveranno ad attenderli ben due dischi che permetteranno di installare la versione Xbox One o Xbox Series X. Si tratta di una soluzione che aggira la necessità di dover collegare per forza la console a internet per effettuare l’upgrade next gen del gioco. 

Giocato su console old gen, in questo caso una Xbox One S, mostra difatti gli evidenti limiti di una produzione cross-gen, con bruschi cali di framerate nelle scene più concitate e con una degradazione della qualità per poter permettere il caricamento delle mappe nella loro interezza: un sacrificio che siamo disposti ad accettare per godere di un titolo di simile valore.
Infine, il doppiaggio è presente sia in inglese che in giapponese, con una menzione d’onore per quest’ultimo che rende sicuramente più credibile i vari dialoghi; sono presenti i sottotitoli in italiano.

Commento finale

Tales of Arise è il titolo definitivo sia per gli appassionati della saga, sia per gli amanti di JRPG di stampo action. La maturità della trama, la sapiente realizzazione tecnica e la spettacolarità dell’azione lo rendono un titolo immancabile nelle librerie degli appassionati, e sicuramente un ottimo punto di partenza per i neofiti del genere. 

VOTO: 8.5

Pro

  • Personaggi ben caratterizzati
  • Storia profonda e ricca di colpi di scena 
  • Stile di combattimento intuitivo ma stratificato a dovere
  • Visivamente sontuoso su Xbox Series X…

Contro

  • …ma la natura cross-gen resta sempre palpabile
  • Missioni secondarie non troppo memorabili

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