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Bachi Uochi, Pietra Toki. Sembra un incantesimo, ma evidentemente è un preciso compito di La Morte, questo il monicker, risultare tale. Perché gli interessi in comune di Giovanni Succi e Riccardo “Rico” Gamondi non riguardano solo la sfera musicale. Del resto la linea che separa la vita dall’oltretomba è molto sottile, e sta a entrambi rappresentarla attraverso un’opera musical-letteraria divisa in due lati. C’è la voce di Succi, che va da Sartre a Manzoni, da Il’ič a Jacopone da Todi, facendoli suoi, cogliendo l’anima delle loro opere. Il volgare e l’aulico, la ricerca e la semplicità nel parlare della nera signora. Come la mano di Gamondi, che dà luogo a un moderno “Apocalypse Now”, creando un’ideale colonna sonora delle tenebre, un ambient che è tormenta all’orizzonte e brezza soleggiata, terremoto e silenzio, un defibrillatore che dà segnali di vita e i pesanti rumori di fondo di una metropolitana, persino echi di certi Massive Attack riconducibili a un addizionale trittico di archi. In tema di concept, verrebbe da pensare a “Delìrium Còrdia”, lavoro che i Fantômas non sono riusciti del tutto a portare a termine. Ma la coppia in questione è riuscita a fare ancora di più, rendendo “La Morte” un instant book non-instant book, per pochi, ma più che buoni.
Gustavo Tagliaferri
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