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Dopo tre anni gli Ex-Otago sono tornati, un vero e proprio “nuovo mondo” come recita una delle canzoni del album: In capo al mondo.
Prodotto grazie al crowdfunding e registrato in una baita tra le montagne della Valle d’Aosta, è un disco che segna il ritorno del gruppo genovese, con l’arrivo di nuovi musicisti e una nuova traiettoria relativa al progetto musicale da loro proposto. Con la dipartite di Alberto “Pernazza” Argentesi, voce e membro fondatore del gruppo, la nuova formazione ha un sapore più acustico con l’aggiunta di fiati e chitarre. Abbandonate tastierine, giocattoli e le incursioni rap del Pernazza si predilige in questo nuovo lavoro una forma canzone più legata alla tradizione cantautoriale italiana.
Questo quarto lavoro è certamente spiazzante, oltre a risentire delle influenze bucoliche/”montanare” e di una normalizzazione dello stile più “adagiato”. Per essere un disco di un gruppo da sempre molto attento ai temi della natura e della vita “selvaggia”, chiaramente “In capo al mondo” appare come una raccolta di storie. Di un avventuriero sperdutosi nel nostro tempo che cerca di ricordare da dove viene. Non a caso parallelamente al disco viene venduto un libro di racconti scritti nel periodo di “clausura” sui monti e sempre non a caso in un paio di canzoni il cantato diventa narrazione. A dare il La è una serie di brani che parla di indiani (Amico bianco, L’appuntamento o Nuovo mondo), tema che si ritrova spesso nelle canzoni del disco e che ricorre anche live grazie ai copricapi che il gruppo indossa in tour e nelle immagini di promozione. Si prosegue poi con qualche riferimento non troppo riuscito ai classici (La ballata di Mentino). E solo ogni tanto durante lo scorrere delle tracce ricompaiono brani che ricordano gli album precedenti (Foglie al vento, Il ballo di Nicola). Con la scomparsa dei synth e dei coretti da dance anni ’90 gli Ex-Otago provano a perdere l’innocenza e la spensieratezza degli esordi, peccato che ciò ancora non corrisponda a una maturità e una originalità nuova. Un disco di transizione, dove quanto viene fuori lascia sperare ad una voglia sempre maggiore di ingranare, magari tale da manifestarsi nella prossima uscita.
Nicola De Amicis
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