Watch Dogs: Legion – Recensione (Xbox Series X)

Gli hacker di Ubisoft arrivano sulle console di nuova generazione. Ecco la nostra recensione di Watch Dogs: Legion!

  • Nome completo – Watch Dogs: Legion
  • Piattaforme –  PS4, Xbox One, PS5, Xbox Series X, PC
  • Developer – Ubisoft Toronto
  • Publisher – Ubisoft
  • Distribuzione – Digitale/Retail
  • Data di uscita – 29 ottobre 2020 (10 novembre su PS5 e Xbox Series X)
  • Genere – Open world/action 

Nel clima pandemico che stiamo vivendo in questo 2020, tra elezioni politiche e un sistema economico mondiale a rischio, Ubisoft decide di offrirci una visione ulteriore del mondo attingendo dal meglio degli universi distopici, sfruttando una delle sue IP più recenti che dopo due primi capitoli zoppicanti, potrebbe finalmente aver trovato la svolta di cui aveva bisogno.

Watch Dogs: Legion, terzo capitolo della trilogia sul mondo dell’hacking, segna il ritorno della serie dopo qualche anno di pausa di riflessione per tentare via alternative in un mercato – quello dei videogiochi – che sta attraversando dei mutamenti importanti a livello di fruizione e distribuzione e il modo in cui gli spettatori vengono chiamati ad interagire con esso.

In principio era YouTube, oggi invece è Twitch: un mezzo affascinante che permette ai content creator di interagire con la loro utenza in tempo reale, con videogiochi popolari che ben si sposano all’intrattenimento.

Watch Dogs: Legion è inevitabilmente il figlio di questi mutamenti che sta subendo il mercato e Ubisoft Toronto si è fatta carico sulle proprie spalle del futuro di questa IP, da sempre caratterizzata da buone idee, ma spesso frullate all’interno di una minestra riscaldata, il cosiddetto “gioco da stampino made in Ubisoft”. Noi abbiamo trascorso molte settimane in compagnia di questo Watch Dogs: Legion, prima su Xbox One, e successivamente su Xbox Series X per scoprire come si comporta il titolo sulle console di nuova generazione.

Una Londra quasi cyberpunk

Messe da parte le vicende di Aiden Pierce e della gang di “bravi ragazzi” della Silicon Valley capeggiati da Marcus Holloway, le vicende di Watch Dogs: Legion questa volta si spostano nel cuore di una Londra del 2026 che ha definitivamente abbracciato un nuovo stile di vita dopo il brexit.

La capitale britannica, che ancora smaltisce il suo nuovo ruolo nell’ecosistema mondiale, sembra letteralmente uscita da un romanzo distopico, vittima di un regime totalitario che ha dato agio ad agenzie private di manipolare l’informazione a proprio vantaggio per utilizzare il pugno di ferro sulla popolazione, mentre dietro le quinte bande criminali e violente agiscono indisturbate.

Le vicende imbastite dagli sceneggiatori dello studio di Ubisoft Toronto partono da una premessa avvincente e anche molto attuale, in parte dovuta anche al clima socio-politico che stiamo vivendo negli ultimi anni, influenzato dal fenomeno delle fake news e dalla sempre più grande importanza delle grandi corporazioni sul mondo intero.

La storia in questo caso si apre con un movimentato prologo in cui il giocatore veste i panni di Dalton, uno degli attivisti del ramo londinese del DedSec, intento a sventare un potenziale attentato terroristico.

La missione prende una piega decisamente inaspettata, portando alla ribalta un misterioso gruppo di hacker noti come Zero-Day, i quali scatenano in una sola notte ben cinque bombe distruttive in alcuni dei punti nevralgici di Londra, scaricando tutta la colpa sul DedSec.

Incriminati per atto di terrorismo, il governo britannico ricorre all’organizzazione militare privata Albion, mettendo in moto una caccia all’uomo per scovare ed eliminare tutti gli attivisti appartenenti al noto gruppo di hacker. Con il DedSec fuori gioco, la milizia inizia a sfoderare tutte le sue tecnologie all’avanguardia per instillare il terrore nella popolazione, con controlli rigidi e violenti.

Sabine, unica supersistite e leader del ramo londinese del DedSec, insieme all’avanzata (e arguta) intelligenza artificiale Bagley, decidono di rimettersi in gioco per fronteggiare l’Albion, dando il via ad una ribellione per la libertà della capitale britannica. In questo caso sono evidenti i richiami alla celebre graphic novel di V per Vendetta di Alan Moore, tuttavia la produzione di Ubisoft non riesce mai a brillare come dovrebbe sul comparto narrativo, e non tanto per l’assenza di un protagonista centrale (argomento di cui parleremo più avanti), ma ancora una volta per la scrittura in generale che caratterizza l’opera.

Al netto di alcune idee molto carine, le vicende del gioco non riescono mai davvero a colpire d’uro come dovrebbero, nonostante la tematica sia veramente attuale. Tutto appare un po’ scialbo, e la diramazione della storyline principale in più sottotrame da seguire nell’ordine che si preferisce non riesce a coinvolgere come dovrebbe. Manca la scrittura pungente di cui una tematica del genere avrebbe bisogno e questo porta gli sceneggiatori della casa francese a perdersi nel classico “bicchier d’acqua”.

Una storia, tanti protagonisti

Il vero punto di forza di Watch Dogs: Legion alla fine sta proprio nella sua peculiare scelta di trasformare Londra e i suoi cittadini nei veri protagonisti della storia. Non esiste più un solo personaggio giocabile caratterizzato di tutto punto, ma milioni di NPC a popolare la capitale che possono essere dei potenziali attivisti da reclutare, ognuno generato attraverso un algoritmo che ne modella in maniera randomica l’aspetto, le loro routine giornaliere, gli impieghi e addirittura gli hobby. Ogni singolo cittadino di Londra può rivelarsi un valido membro per avvalorare la causa del DedSec contro i potenti che governano la città. Dopo aver scelto l’attivista iniziale con cui prenderà il via l’avventura, al giocatore verrà immediatamente data l’opportunità di cimentarsi nel reclutamento degli NPC, semplicemente scannerizzando i loro profili dal cellulare, con addirittura la possibilità di crearsi una propria lista di “preferiti” da reclutare quando sarà il momento opportuno. Nessuno vi correrà dietro, ma non neghiamo in questa sede di aver speso almeno le prime 4/5 ore dell’avventura a collezionare letteralmente NPC, dei più disparati.

Ed effettivamente funziona, perché ogni NPC viene gestito secondo degli algoritmi precisi e di conseguenza in base alla loro professione,  possono contare anche su abilità uniche. Reclutare membri dell’Albion per esempio permette di accedere alle zone controllate dall’organizzazione e in base ai gradi del militare cambieranno anche le reazioni dei suoi colleghi, con il rischio che venga scoperto più velocemente. Ci sono poi gli avvocati e i poliziotti, dotati di abilità passive che permettono di velocizzare o annullare addirittura la fase di arresto di un nostro attivista, riducendo il cooldown di attesa per riutilizzarlo in gioco. A questo proposito è poi importante precisare che il sistema di permadeath, inizialmente una feature inserita di default nel gioco, adesso è stata resa opzionale per dare agio ai giocatori di affezionarsi maggiormente agli attivisti reclutati. A nostro avviso abilitare la funzionalità del permadeath rende l’azione più tesa e motiva il giocatore a studiare con attenzione ogni mossa prima di procedere nelle missioni.

Oltre alla possibilità di reclutare gli NPC, al giocatore viene data anche l’opportunità di personalizzarne gli abiti, accessori e maschere, ma anche l’equipaggiamento. Nello specifico ogni personaggio tende ad avere già un lodout predefinito, al quale però si possono aggiungere tre ulteriori gadget da sbloccare investendo i punti teconologia accumulati durante le missioni.

I gadget a modo loro sono decisamente interessanti: abbiamo upgrade per  le armi, droni e trappole, ma anche la possibilità di potenziare gli effetti dell’hacking e aggiungere ulteriori opzioni utili durante gli scontri diretti.

Nel complesso il reclutamento degli NPC non è solo l’elemento fondante del gioco, ma è anche il vero punto di forza più riuscito della produzione, ma che paga lo scotto di arrivare proprio al momento del passaggio generazionale e come tale lo sviluppo si è dovuto sobbarcare anche gli hardware più vetusti giungendo a dei compromessi. Siamo abbastanza certi che in ottica futura questo algoritmo sviluppato da Ubisoft potrebbe rivelarsi molto interessante in ambito solo next gen. Si tratta in definitiva, di un buon punto di ripartenza per questo franchise che ha sempre faticato a trovare una sua concreta identità rispetto agli altri open world dell’azienda francese.

Open world più compatto

Per quanto riguarda la struttura open world, Ubisoft sembra aver fatto tesoro delle critiche rivolte alla natura bulimica di Assassin’s Creed Odyssey, estremamente grosso e dispersivo, con una quantità di attività secondarie spropositate e tutti simili tra loro.

La Londra di Watch Dogs: Legion appare più compatta dal punto di vista delle attività, con i singoli quartieri caratterizzati da una serie di missioni nelle quali il DedSec dovrà diminuire l’influenza delle fazioni nemiche per mettere in moto la ribellione. Questa serie di attività culmineranno nel reclutamento di nuovi attivisti specializzati, in un certo senso più rari e utili alla causa.

La varietà degli incarichi  varia, ma non troppo, poiché infiltrarsi nelle strutture non è sempre facile, e spesso è necessario ricorrere allo spiderbot, un piccolo drone che può muoversi silenziosamente tra i condotti per facilitare l’infiltrazione. A questo si aggiunge poi il drone da carico, un mezzo utile per sorvolare Londra e accedere con facilità a determinate zone della mappa; questo apre effettivamente al grosso problema  di bilanciamento che caratterizza la produzione: anche se le abilità e i gadget abbondano, sono proprio questi due droni ad essere veramente essenziali, al punto da diventare la via più facile per accedere alle zone e come se non bastasse, sminuiscono la necessità di dover cercare l’NPC adatto.

Un bilanciamento sospetto, probabilmente dovuto ai tanti rimaneggiamenti fatti da Ubisoft nel corso dell’ultimo anno, ma che in generale suggeriscono la volontà dello sviluppatore di alleggerire l’esperienza, forse timoroso di creare un prodotto troppo hardcore e rischioso.

In generale le attività secondarie sono tutte molto simili tra l’altro, fatta eccezione ovviamente per le missioni principali della campagna, quelle più stratificate ed elaborate, a cui si uniscono anche dei puzzle ambientali mai troppo difficili, che richiederanno ovviamente l’hacking.

Immancabili ovviamente i collezionabili, che riguardano audio, file di testo a maschere per personalizzare i propri attivisti.

Tante, troppe imperfezioni

Watch Dogs: Legion è un titolo imperfetto sotto tanti punti di vista, con criticità che giunte al terzo capitolo di un franchise, fatichiamo un po’ a perdonare. Innanzitutto il modello di guida è – senza mezze misure – veramente pessimo perché all’interno di uno schema del genere risulta fin troppo arcade, con un controllo delle vetture troppo impreciso per essere apprezzato sul serio. Inoltre tra i mezzi non vi è alcuna differenza, cosa che appiattisce ulteriormente l’esperienza della guida.

Altro aspetto a livello di gameplay che non abbiamo apprezzato moltissimo sono le armi da fuoco, anch’esse proposte con una cura fin troppo minimale e incapaci di restituire un feedback davvero soddisfacente.

Nessun miglioramento concreto invece  per l’intelligenza artificiale dei nemici, che purtroppo lascia il fianco a tante vulnerabilità durante le fasi stealth. 

Prestazioni su Xbox One

La versione current gen di Watch Dogs: Legion purtroppo arriva su Xbox One con molti problemi di ottimizzazione. Lo storico Disrupt Engine, che la serie si porta dietro addirittura dalla precedente generazione, evidenzia dei limiti legati tanto alla vecchiaia del motore, quanto alle limitazioni hardware delle console dell’attuale generazione.

Non solo il framerate è frequentemente instabile, ma il motore non riesce a gestire il grosso carico di NPC a schermo, portando quindi la risoluzione a comportarsi in maniera dinamica, restando spesso sui 900p (ma la sensazione è che vada addirittura sotto quello standard) e con una grossa quantità di pop-up sull’orizzonte visivo. A questo si aggiunge inoltre un fastidoso tearing a schermo che sporca ulteriormente l’immagine.

Insomma, la meravigliosa Londra futuristica  immaginata dai ragazzi di Ubisoft Toronto fa proprio fatica a brillare sulle attuali console, in particolare sugli hardware base.

Prestazioni Xbox Series X

Dove Watch Dogs: Legion da il meglio di sé su console al momento è ovviamente la versione Series X, decisamente migliore sotto tanti aspetti rispetto alla ben più castrata versione XOne. I motivi sono molteplici: sulla nuova ammiraglia di Microsoft il gioco spinge la sua risoluzione a 4K, ma migliora anche la qualità generale dell’effettistica, limando il fenomeno dei pop-up a schermo per garantire una resa visiva nettamente migliore e ben più “viva”.

Se già in principio la Londra di Watch Dogs: Legion era galvanizzante con le sue luci colorate al neon notturne. grazie all’applicazione di un Ray Tracing sui riflessi del mondo di gioco e sugli oggetti, il sistema di illuminazione next gen offre un colpo d’occhio sensibilmente più maestoso. Ci ha fatto invece storcere il naso la decisione dello sviluppatore di non inserire una ulteriore opzione grafica che permettesse di impostare, per esempio, una risoluzione a 1080p con framerate sbloccato a 60 fotogrammi al secondo.

Commento finale

Watch Dogs: Legion purtroppo non è il capitolo che rivoluzionerà il franchise, ma getta le basi per un buon rilancio dell’IP. Il concept degli NPC giocabili dona unicità ad una produzione che, fatta eccezione per l’haking, ancora faticava a trovare una sua identità all’interno degli open world di casa Ubisoft. Per tutta una serie di ragioni però, la natura cross-gen tarpa le ali alle ambizioni della produzione, che si limita a proporre un gameplay divertente ma che non svolta come dovrebbe il franchise e il genere degli open world.

VOTO: 7,0

Pro

  • L’algoritmo procedurale degli NPC è fantastico
  • Il gameplay è divertente, ma il bilanciamento appiattisce quella poca varietà che lo caratterizza
  • Open world più compatto e meno dispersivo
  • Londra è bellissima

Contro

  • Tante, troppe sbavature nel gameplay
  • Può diventare noioso molto presto
  • Il concept della storia era ottimo, ma alla fine si rivela scialba e poco interessante

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