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Com’è nata, com’è strutturata e quali sono gli aspetti che differenziano l’Argonauta dalle altre etichette indipendenti italiane?
Gerolamo Lucisano: Argonauta Record è nata una manciata di anni fa quasi per gioco. Avevo l’esigenza di dare una struttura che potesse supportare la mia band,Varego, sia in termini promozionali che distributivi. Nel giro di pochi mesi sono entrato in contatto con molti canali strategici e molte bands che hanno messo in moto un meccanismo che si ingrandiva giorno per giorno. L’etichetta ad oggi prosegue con la sua attitudine totalmente DIY, senza giungere a compromessi di sorta e facendo esclusivamente ciò che mi soddisfa, nei modi e nei tempi decisi dal sottoscritto. Con premesse del genere posso dirti quindi cosa fa parte del nostro DNA, ossia una certa genuinità e pragmatismo con cui si fanno le cose che in poco tempo hanno portato a configurarci come una specie di “famiglia” di artisti.
Perché “Argonauta”?
Retaggi adolescenziali. Molto brevemente l’argonauta si riferisce sia alla famiglia di polpi (e quindi ecco le reminiscenze lovecraftiane) sia agli eroi navigatori della mitologia greca, letture che mi accompagnano da sempre.
Quando hai fondato l’etichetta, avevi uno o più modelli?
Non avevo la volontà di mettere su un’etichetta seguendo un modello vero e proprio. Principalmente l’intenzione è quella di seguire esclusivamente i miei gusti musicali, sembra una banalità , ma non è così, spesso infatti il rischio è quello di trovarsi invischiati in meccanismi di “marketing” che ti portano a perdere la rotta venendo poi meno le gratificazioni personali a favore di un qualcosa di poco definito. In generale comunque, tra le etichette che seguo da una vita ci sono la Relapse (senza le sue derive thrash/death), la Rise Above e la Southern Lord. Quindi diciamo un giusto mix di avanguardia e tradizione.
Qual è la filosofia generale dell’etichetta?
Gestire tutto come fosse una vera e propria famiglia di artisti, un collettivo. Ogni cosa non starebbe in piedi di per sé ma prende forma e si alimenta grazie ad una continuità di lavoro che coinvolge tutte le mie bands a 360 gradi.
Fate tutto da soli? O vi avvalete dell’aiuto di qualcuno?
Tutti gli aspetti gestionali e manageriali dell’etichetta vengono gestiti interamente da me. Ho poi delle persone, fidati collaboratori esterni, che mi danno una mano in molti campi, come quello promozionale o distributivo.
Come selezionate gli artisti da accogliere nel roster?
Innanzitutto è fondamentale il genere musicale che ci viene proposto (post-metal, doom, stoner e affini) e poi, visto che la giornata è fatta solo di 24h, molto dipende anche dalle tempistiche. Una volta comunque individuata una buona proposta, si passa poi a valutare altri aspetti come ad esempio la professionalità e l’attitudine.
Siete più voi a cercare, o siete soprattutto cercati? Qual è il vostro metodo per cercare nuove band da pubblicare?
Ad oggi ricevo quotidianamente mail con link per ascoltare brani o vedere videoclip e da lì poi nasce e si sviluppa la cosa. Tuttavia sono più io a cercare, mi piace tantissimo andare alla ricerca di nuove band ed instaurare una sorta di amicizia reciproca, prima di ogni tipo di rapporto “lavorativo”.
Che tipo di accordi vengono stipulati con gli artisti? E come vengono suddivisi investimenti, lavoro ed eventuali profitti?
Molto brevemente si tratta di semplici accordi privati tra le parti che possono variare da band a band a seconda della proposta, del formato o quant’altro.
In media, quanto vende un titolo? E quel è stato il vostro best-seller?
Ciò che contraddistingue la nostra etichetta è la cura delle confezioni a tiratura limitata, rendere cioè i pezzi esclusivi e quindi disponibili solo per un determinato periodo di tempo. I numeri di per sé non sono un nostro obiettivo. Considerando poi il fatto che siamo una label molto giovane è inoltre ancora troppo presto per fare valutazioni simili.
Qual è il tuo album preferito tra quelli pubblicati? E quello più sottovalutato?
Sono orgoglioso di tutti gli album fin qui pubblicati, in pochissimo tempo ho avuto la possibilità di lavorare con una moltitudine di band, artisti, musicisti i cui metodi di lavoro sono molto diversi l’uno dall’altro, ma tutti estremamente genuini e portati avanti con grande entusiasmo. Posso dire che ogni album racchiude in sé caratteristiche specifiche. Posso citarti come esempio gli svedesi Koloss, con i quali si è entrati subito in sintonia per poter realizzare la nostra prima uscita su vinile. Oppure gli Shabda, la cui stampa dell’album è anche il coronamento di una lunga amicizia. Poi la grande soddisfazione di lavorare con gli statunitensi Hollow Leg, i cui componenti provengono da una delle mie band hardcore preferite di sempre, i Bloodlet. E via dicendo.
In percentuale, quante copie si vendono nei negozi, quante attraverso il vostro sito e quanto ai banchetti dei concerti?
Anche in questo caso è ancora troppo presto per avere dei dati concreti. In termini molto sbrigativi, da intendersi più come sensazione personale piuttosto che come realtà delle cose, è che il nostro shop possa essere il canale principale a cui volgere più energie, dove tra l’altro proponiamo anche magliette esclusive e poster a tiratura limitata.
Come vedi in prospettiva “l’oggetto” disco? Pensi anche tu che il futuro sia nei file da scaricare, con la “fisicità” di vinile e/o cd ad appannaggio di una ristretta cerchia di cultori e nostalgici?
Qui il discorso si fa complesso. Il problema sta a monte, ossia a livello culturale. Oggi, con i moderni strumenti di diffusione, la facilità con cui si arriva alle band, si è persa l’idea che un formato fisico possa avere un valore. Ecco, nel mio piccolo una delle cose che sto cercando di fare con Argonauta è quello di dare nuovamente dignità e senso all’oggetto “disco”.
C’è qualche altra etichetta italiana con la quale vi trovi in sintonia?
Semplicemente stimo tutti quelli che al giorno d’oggi decidono di intraprendere un lavoro del genere.
Che cosa dobbiamo aspettarci da voi nei prossimi mesi?
Nuove imminenti uscite già a giugno 2014, che sarà il mese con il numero di nostri album più corposo, ben quattro. Ti anticipo già i nomi: gli statunitensi Mountains Among Us, una band strepitosa autrice di un magistrale avant-doom dai tratti notturni e shoegaze; gli amici Infection Code con il loro nuovo lavoro, un assalto noise-core/post-metal, a tratti industriale, il loro miglior album di sempre; gli strepitosi Return from the Grave, semplicemente devastanti nel loro incedere heavy/vintage/doom. E per finire il nuovo album (già il secondo su Argonauta Records, un piccolo motivo di orgoglio) dei Beneath the Storm, funeral-death-doom allucinante, un lavoro epico e carico di tensione.
a cura di Marco Gargiulo
Behind the Records: la parola alle etichette discografiche.
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