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David Lynch e Shinya Tsukamoto. Joseph Merrick, “The Elephant Man”, e Tetsuo. La fantasia e la schizofrenia, per chi si lascia impressionare facilmente, giocano brutti scherzi. Ma in quell’ineccepibile ricettacolo di idee nostrane riconducibili principalmente all’ambito metal che è la Subsound si può tutto, meno il suo contrario. Anche nel caso della nascita di una serie di split a tiratura limitata dove si danno battaglia tra i personaggi più strani ed affascinanti del mondo cinematografico. I Deflore e gli Infection Code lo sanno bene, in quanto diretti protagonisti di questa prima uscita. Sia che ad aprire le danze sia l’industrial dei primi, cupo e furente, con una Parete HP di ispirazione reznoriana che cede il passo al viaggio nella psiche a mo’ di riff alla Ministry fine anni ’80-inizio ’90, di Ferroconcrete per poi giungere al lento e cadenzato annichilimento totale di Champion of Mediocrity, che, una volta arrivato il turno dei secondi, di lì a poco ci si perda amabilmente in un groviglio di circuiti cibernetici tradotto in un cantato allucinato, quasi salmodiato, misto ad atmosfere sludge e doom degne dei conterranei Ufomammut, come in Beauty Among the Wires, nella marzialità dai tocchi melvinsiani della blasfema preghiera di Laus Odium e in una Weapons tra post-hardcore alla Neurosis ed atmosfere screamo, forse l’episodio maggiormente riuscito. Seppur con qualche dettaglio da mettere ulteriormente a fuoco proprio nel caso degli Infection Code, si può tranquillamente affermare come un esperimento del genere sia partito con il piede giusto, sperando che ne possano seguire altrettanti di cotanta caratura.
Gustavo Tagliaferri
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