11 cover per… Marina Rei
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Prodotto da Giulio Ragno Favero, Pareidolia – suo nono album in studio uscito a settembre – segna un ulteriore tassello nel percorso artistico di Marina Rei. Un percorso che è iniziato sul finire degli anni ’80, quando inizia a suonare nei locali della Capitale, e che aveva avuto la sua incubazione nell’ambiente familiare. Figlia d’arte – il papà Enzo è il batterista di un certo Ennio Morricone, la mamma Anna violinista del’orchestra sinfonica di Roma – cresce a base di jazz soul e classica. Questo è la sua playlist, buon ascolto!
Nick Cave – Into My Arms (da “The Boatman’s Call”, 1997)
Meravigliosa poesia: “I don’t believe in the existence of angels, but looking at you I wonder that is true“. Di Cave ci sono molte altre canzoni che amo come Where the Wild Roses Grow o Henry Lee.
Radiohead – In Rainbow (da “In Rainbow”, 2007)
Avrei potuto scegliere una canzone a caso dei Radiohead. Di questa mi piace il groove ritmico della batteria incastrato con l’elettronica.
Mad Season – Wake Up (da “Above”, 1995)
L’unione di Alice in Chains, Pearl Jam e Screaming Trees. Ho amato tutto il disco.
PJ Harvey – Rid of Me (da “Rid of Me”, 1993)
Aggiungerei almeno un altro centinaio di canzoni. Di questa mi emoziona particolarmente la versione live solo chitarra elettrica e voce. Bomba.
Nine Inch Nails – Hurt (da “The Downward Spiral”, 1994)
Anche se la versione di Bowie ha un suo fascino, per me l’originale resta la più bella.
CCCP Fedeli alla linea – Io sto bene (da “1964-1985 Affinità-divergenze fra il compagno Togliatti e noi del conseguimento della maggiore età”, 1985)
Mi sarebbe tanto piaciuto suonare questa canzone dal vivo, così come Forma e sostanza. Superfluo aggiungere parole alla bellezza dei pezzi dei CSI, CCCP.
Queens of the Stone Age – Better Living Through Chemistry (da “Rated R”, 2000)
Però aggiungo almeno l’intro di A Song for the Dead, perché tutti i batteristi imparano a memoria la parte iniziale di solo batteria.
Uzeda – Surrounded (da “4” EP, 1995)
Ancora sto studiando la parte batteristica. Grande gruppo italiano che ci invidiano nel mondo.
Lhasa de Sela – Con toda palabra (da “The Living Road”, 2003)
Chi conosce la storia della vita di Lhasa ne resta affascinato. Ogni volta che ascolto questa canzone non posso fare a meno di emozionarmi e piangere. Per alcuni ricordi legati ad essa, rimarrà sempre una delle colonne sonore della mia vita.
Scott Walker – The Old Man’s Back Again (Dedicated to the Neo-Stalinist Regime) (da “Scott 4”, 1969)
Imparato ad ascoltarlo da Capovilla. Oltre a Rhymes of Goodbye, questa è la mia preferita. Grande giro di basso.
Portishead – Roads (da “Dummy”, 1994)
La voce di Beth Gibbons e il sound di una band che ha creato un sound.
a cura di Christian Gargiulo
11 cover per… funziona così: un(a) musicista sceglie le undici, altrui canzoni che inserirebbe in un suo personale album di cover e per ogni scelta fatta ci spiega il motivo. Senza alcun tipo di limite: né di genere né di nazionalità né di periodo storico.
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