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Dieci perle delicate e intense in cui prendono vita numerosi personaggi, protagonisti di piccole storie che sembrano istantanee del mondo attuale.
E così eccoci di fronte a Mario, transessuale che decide di dichiararsi alla società. Lola, vittima di una serata storta che finisce in tragedia, fino a Gianmaria che si trova di fronte all’improvvisa morte del padre.
Testi diretti, forti, di grande attualità, mai banali, con passaggi che definirei a tratti geniali e ambientazioni che, seppur minimali, sono sempre di grande impatto e creano atmosfere in perfetta sintonia con le parole: questi sono gli ingredienti di quello che sembra essere a tutti gli effetti un cantautore moderno.
Non manca nemmeno una certa vena ironica (Le ragioni che non ho) che riporta alla mente i Bluvertigo, e un sacco di citazioni che vanno dagli Smashing Pumpkins ai My Bloody Valentine, passando per Vasco Brondi.
Siamo di fronte ad un grande disco che rimarrà nel circuito indipendente, perché ci sono scelte coraggiose. Infatti, non tutti farebbero pezzi cantautorali con una batteria elettronica, un basso spesso distorto e qualche linea di synth. Sarebbe più facile munirsi di una chitarra acustica e fare tutto in modo più convenzionale, ma si perderebbe quell’atmosfera quasi asettica e stordita che domina tutto il disco.
Daniele Bertozzi
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