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Com’è nata, com’è strutturata e quali sono gli aspetti che differenziano la Brigadisco dalle altre etichette indipendenti italiane?
Brigadisco nasce nel 2008 ad Itri (LT) da una costola dell’associazione culturale C.A.GA. (Cineteca Atomica del Garigliano). Il collettivo, ormai da 10 anni, si occupa di organizzare (dapprima solo nel sud-pontino, poi in tutta Italia e all’estero) eventi culturali a 360°. Rassegne cinematografiche, mostre, concerti e festival, con un occhio di riguardo all’ underground italiano ed internazionale e soprattutto alla sperimentazione. L’idea di metter su l’etichetta l’ha suggerito il rapporto con i gruppi e gli artisti che hanno suonato nelle nostre serate. Registravano un brano inedito nel nostro vecchio studio, il Brigadisco Studio, oppure utilizzavamo un brano preso dall’esibizione serale, e così è nata la compilation “Brigadisco 1 – Poliuterano”, la nostra prima uscita. La Brigadisco, in collaborazione con la C.A.GA., organizza anche il Mu.Vi.Ment.S., un festival basato sulla ricerca e la sperimentazione nella suggestiva location del Castello Medievale di Itri. Arrivato alla nona edizione, il Mu.Vi.Ment.S. è diventato col tempo un appuntamento fisso per tutti gli amanti dell’underground. Da quattro anni organizziamo anche le Brigadisco’s Cave, gli aperitivi-buffet più performances live nel caratteristico studio caverna della Brigadisco, sempre a Itri.
Perché “Brigadisco”?
Itri è storicamente terra di briganti: il più famoso dei quali è Fra’ Diavolo.
Quando hai fondato l’etichetta, avevi uno o più modelli?
Il buon Bruno Dorella con la sua Bar La Muerte e Mirko Spino di Wallace.
Qual è la filosofia generale dell’etichetta?
Una filosofia combattiva. Resistiamo e lottiamo grazie alla passione per la musica, contro una serie di fattori economici e culturali.
Fate tutto da soli? O vi avvalete dell’aiuto di qualcuno?
Siamo un gruppo di ragazzi tenaci e volenterosi. In questi dieci anni ci siamo divertiti e molti si sono divertiti con noi, condividendo una vera “alternativa culturale” agli innumerevoli “annoiati” di quella interzona che si estende a nord di Napoli e a sud di Roma
Come selezionate gli artisti da accogliere nel rooster?
Grazie all’attività concertistica abbiamo conosciuto tanti artisti negli anni, ed è stato più semplice poi innestare su un’amicizia anche una collaborazione discografica. Solo raramente abbiam prodotto dischi di artisti che conoscevamo poco.
Siete più voi a cercare, o siete soprattutto cercati? Qual è il tuo metodo per cercare nuove band da pubblicare?
Le richieste sono tantissime e a volte si fa fatica ad ascoltarle tutte, ma ci si prova. Come si diceva, è raro collaborare con artisti nuovi che non siano già “amici”, gente con la quale siamo cresciuti in questi 10 anni di vita underground. Però se una band ci colpisce molto e sentiamo la necessità che sia Brigadisco, la contattiamo e cerchiamo di trovare il modo di collaborare.
Che tipo di accordi vengono stipulati con gli artisti? E come vengono suddivisi investimenti, lavoro ed eventuali profitti?
La dinamica cambia da artista ad artista, non c’è un accordo generale. In linea di massima, oltre che a supportarli monetariamente, cerchiamo di fargli una buona promozione e gli troviamo qualche data, facendo girare il nome più possibile.
In media, quanto vende un titolo? E quel è stato il vostro best-seller?
Facendo in genere edizioni limitate, riusciamo con disinvoltura a “far fuori” quasi tutte le copie in nostra donazione. Di best-seller possiamo citare i dischi che sono andati in sold-out: Father Murphy – Brigadisco’s Cave #6, lo split Fuzz Orchestra/Hiroshima Rocks Around, In Zaire – Live one sided e lo split Above the Tree/Musica da cucina.
Qual è il tuo album preferito tra quelli pubblicati? E quello più sottovalutato?
Non ci sono preferiti: come si dice, sono tutti figli nostri. Naturalmente c’è più affezione verso quelli prodotti da soli e non in cordata con altre etichette: il motivo sta nel maggior dispendio di capitali e di tempo. Sottovalutato crediamo nessuno, abbiamo riscontrato sempre una buona risposta sia da parte del pubblico che della critica.
In percentuale, quante copie si vendono nei negozi, quante attraverso il vostro sito e quanto ai banchetti dei concerti?
I dischi si vendono ai concerti, c’è poco da fare. Se la band gira molto si riescono a smaltire molte copie. Anche quando allestiamo il banchetto nei festival vendiamo bene. Per quanto riguarda le vendite via web dipende: se il nome è conosciuto c’è generalmente un ottimo riscontro. Una band emergente al primo disco deve suonare, altrimenti gli riesce difficile vendere.
Come vedi in prospettiva “l’oggetto” disco? Pensi anche tu che il futuro sia nei file da scaricare, con la “fisicità” di vinile e/o cd ad appannaggio di una ristretta cerchia di cultori e nostalgici?
Sì, sicuramente il file da scaricare è ormai imprescindibile e non sempre è una brutta abitudine. Noi usiamo integrare l’mp3 alle nostre uscite, regalando i codici per poterselo scaricare a casa. Certo che il supporto fisico ha sempre il suo fascino e crediamo che resisterà: noi non smetteremo di produrre vinili, cassette e cd, e offriremo sempre un buon prodotto al cliente, qualcosa di particolare non solo musicalmente, ma anche curando al meglio l’aspetto grafico-artistico. Perciò, non ci stancheremo mai di ringraziare Rocco Lombardi per le sue splendide serigrafie e i suoi artwork.
C’è qualche altra etichetta italiana con la quale vi trovi in sintonia?
Sì sono molte. Ne elenchiamo alcune, sperando di non far torto se ne dimentichiamo qualcuna: Wallace, Boring Machines, Holiday, Bar la Muerte, Lemming, Hysm?, No=Fi, From Scratch, Escape From Today, Bloodysound Factory, Human Feather, Neonparalleli, Musica per organi caldi, MiaCameretta, Avant!, Mannequin, Fallo, Backwards, Sincope, Old Bicycle, ZamZam, Shyrec e Onlyfuckingnoise. Sono tutte etichette con cui collaboriamo e con cui siamo cresciuti in questi ultimi anni.
Che cosa dobbiamo aspettarci da voi nei prossimi mesi?
È da poco uscito “Otra vez“, il nuovo disco di remix dei sardi Plasma Expander. È da pochissimo uscito il disco omonimo dei Gioventù Bruciata, storica punk-hardcore band di Formia, per la prima volta su vinile. Poi c’è in preventivo un’uscita, dove i protagonisti saranno il chitarrista Paolo Spaccamonti (che rinnova la fiducia verso di noi dopo il suo LP con Stefano Pilia) e il cantautore-rumorista Daniele Brusaschetto, un musicista eccezionale, uno dei primi a proporre un certo tipo di “musica altra”. Il lavoro, concepito nell’agosto 2011, è il risultato di una session di due giorni in studio. In collaborazione con la ottima ed emergente Old Bicycle sta per uscire l’esordio su cassetta di Futeisha. Il titolo è “Dannato” e sarà un lavoro altamente psichedelico. Restate in ascolto!
a cura di Marco Gargiulo
Behind the Records: la parola alle etichette discografiche.
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